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I recenti progressi tecnologici applicati al campo dell’endoscopia digestiva hanno consentito un notevole potenziamento dell’immagine, migliorando lo studio sia della superficie della mucosa e delle sue lesioni che di pro- fondità, valutando la trama vascolare sottomucosa e le sue eventuali anomalie.

 Queste tecnologie, quali la cromoendoscopia con zoom o magnificazione, la cromoendoscopia virtuale o computed virtual chromoendoscopy, l’autofluorescenza, l’endomicroscopia, ecc., permettono di migliorare la visione endoscopica standard aumentando il contrasto tra una lesione e la mucosa circostante o enfatizzando la microvascolarizzazione sottomucosa, con il fine ultimo di perfezionare l’identificazione e la caratterizzazione delle lesioni neoplastiche precoci dell’apparato digerente.

La Cromo-Endoscopia consiste nella utilizzazione di una sostanza estranea alla superficie del tratto gastrointestinale che consente di migliorare la visualizzazione di una o più aree della mucosa.
Le sostanze impiegate sono coloranti chimici, che reagiscono con gli elementi presenti nella mucosa (coloranti vitali) o che rimangono all’interno di piccole strutture, sulla superficie della mucosa (coloranti di contrasto).

Il colorante vitale più comunemente usato è il blu di metilene, che è assorbito da tessuti come la mucosa del piccolo intestino, la mucosa colica e gli epiteli interessati da metaplasia intestinale.

La procedura della colorazione vitale si basa sul principio secondo il quale le lesioni precancerose ed i cancri assorbono il blu di metilene in misura inferiore.

L’indaco carminio è invece un esempio di colorante di contrasto.

La Cromo-Endoscopia permette di fare diagnosi di carcinoma su di una mucosa degenerata e rende possibile effettuare prelievi bioptici mirati, aumentando l’efficacia diagnostica dell’esame endoscopico.

La Magnificazione Endoscopica è il termine di derivazione inglese (magnification), che indica un ingrandimento potenziato tanto da raggiugere quasi i livelli di quello microscopico, ottenuto con maggior numero di pixel risolutivi, fino ad 850.000 contro i 200.000 dei vecchi endoscopi.

Pertanto la Cromo-Magnificazione Endoscopica associa la tecnica della cromoendoscopia, ovvero della colorazione a quella della magnificazione che permette di effettuare un ingrandimento ottico dell’immagine fino a 150 volte attraverso l’impiego di un sistema di lenti mobile, con messa a fuoco regolabile, modulate dall’operatore.

L’ulteriore avanzamento tecnologico ha consentito di produrre una innovativa metodica di imaging endoscopico real-time on-demand, la cosiddetta Computed Virtual Chromoendoscopy ovvero la Cromo-Endoscopia Virtuale (CVC).

La CVC, con sofisticati sistemi quali la Narrow Band Imaging (NBI-Olympus), la Fujinon Intelligent Color Enhancement (FICE-Fujinon) o l’iScan di Pentax, sfruttando le caratteristiche spettroscopiche del sistema di video endoscopia con l’applicazione di filtri ottici alla luce emessa dalla fonte luminosa, permettono di migliorare la visualizzazione del network vascolare sottomucoso e del pattern mucosale di superficie, con un guadagno nella diagnosi precoce, differenziando una lesione neoplastica da una non neoplastica.

Tuttavia queste procedure di endoscopia avanzata necessitano di apparecchiature dedicate e di una specifica esperienza dell’operatore.